Musei della Tradizione
All’artigianato tessile è dedicato il museo Murats di Samugheo, paese rinomato per la fiorente produzione tessile. Il Museo, nato grazie alla volontà di recuperare e conservare il patrimonio dell’arte tessile di tutta la Sardegna, espone un vasto repertorio di manufatti di elevata fattura provenienti da diverse parti dell’Isola: coperte, bisacce, tappeti e arazzi pregiatissimi lavorati al telaio, lo strumento millenario della tessitura impiegato dalle donne che, dopo la tosatura della pecora, assolvevano pazientemente a tutte le progressive fasi di lavorazione che avrebbero reso la lana pronta per la tessitura.
Ricchissima di manufatti tessili ne è anche la collezione del Museo del Costume di Nuoro, il museo etnografico più importante della Sardegna.
Visitare il Museo del Costume significa compiere un viaggio nel tempo, in un immaginario villaggio rurale della Sardegna, profondamente legato alla terra e ai cicli della natura, e a uno stile di vita che oggi, per molti versi, è decisamente mutato.
Racchiuse dentro grandi teche in vetro vengono rappresentate scene di vita quotidiana, sospese per sempre, come le massaie che preparano il pane o il pastore che fa il formaggio.
Suddiviso in più sale, ognuna è dedicata a una particolare tipologia di oggetti quali preziosissimi gioielli, arazzi e tappeti, e strumenti della musica popolare.
E poi ancora, armi, oggetti di devozione, utensili e strumenti domestici e di lavoro, e centinaia di tipologie diverse di pani tradizionali.
Di particolare rilievo sono le collezioni degli arcaici abiti maschili e i ricchi e vari abiti femminili, quelli ‘di tutti i giorni’ e quelli indossati nelle cerimonie, rappresentativi delle tipologie delle diverse subregioni storico-geografiche dell’isola.
E infine gli spazi dedicati alle maschere di carnevale dei pastori e contadini della Barbagia, la regione centrale della Sardegna, che con le loro maschere facciali lignee, i campanacci e le pelli di pecora, costituiscono un esempio della persistenza di una serie di manifestazioni che affondano le radici nelle vicende lontane dei popoli del Mediterraneo. Le maschere più famose sono quelle dei Mamuthones e Issohadores di Mamoiada, paese che ha dedicato un museo apposito alle maschere mediterranee, con un occhio di riguardo per quelle sarde.
Un altro museo che rappresenta l’espressione culturale di un’ampia parte della Sardegna e che ne esalta le tradizioni secolari è il Museo del Tenore di Bitti.
Attraverso un percorso multimediale è possibile conoscere un tipo di canto unico al mondo, il canto a tenore, proclamato “Capolavoro del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità” dall’UNESCO.
Un canto corale effettuato da quattro tenores, oche (voce), mesu oche (mezza voce), contra (contralto) e bassu (basso), espressione di quattro suoni distinti che creano melodie incantevoli che sembrano riprodurre i suoni della natura come il sibilo del vento o il verso degli animali. Suoni che il pastore, quando viveva solo in campagna, ha assimilato per poi trasformarli in questa nobile espressione artistica.
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